A cura del Dr. Remo Albiero - Informazioni pazienti

Cosa accade prima, durante e dopo la procedura
La procedura si svolge nel laboratorio di Emodinamica, dove opera personale altamente specializzato ed addestrato. Il paziente, posto sul lettino di cateterismo, viene attentamente seguito e valutato attimo per attimo in tutte quelle che sono le funzioni vitali (polso, pressione, ritmo cardiaco) e vengono approntate tutte le misure farmacologiche e non farmacologiche atte a contrastare eventuali urgenze. Il paziente dovrà avere in precedenza effettuato un bagno o una doccia ed essere stato sottoposto alla rasatura dei peli nella zona attraverso la quale verrà introdotto il catetere.

Dopo aver effettuato l'anestesia locale nel punto di accesso cutaneo, il cardiologo interventista (che chiameremo "operatore") introduce in una vena (quasi sempre quella femorale a livello dell'inguine) un tubicino (introduttore) di calibro adeguato a contenere il catetere che servirà per attraversare il DIA.

Vein Access Sites

Un secondo medico ecocardiografista potrebbe eseguire un ecocardiogramma transesofageo (ETE) durante la procedura di chiusura del DIA. Questo tecnica di immagine agevola il medico operatore nel posizionamento corretto dell'ombrellino a livello del DIA prima del suo rilascio definitivo.
Il cardiologo interventista (l'operatore) può eseguire la misura della saturazione di ossigeno in alcune cavità cardiache (cateterismo destro).
L'ombrellino ("AMPLATZER Septal Occluder") di dimensioni adeguate al DIA da chiudere viene avvitato su uno speciale catetere, viene poi inserito in un lungo introduttore e fatto avanzare (sempre chiuso nel catetere) attraverso il PFO.

Cable

L'operatore spinge l'ombrellino fuori dall'introduttore in modo tale che i suoi due dischi aperti si aprano su ciascun lato del difetto interatriale (DIA), cioè uno in atrio sinistro e l'altro in atrio destro.
Quando l'operatore, sulla base dei dati angiografici, delle manovre eseguite per il controllo della stabilità del sistema, dell'esecuzione di un'angiografia e/o di uno studio ecocontrastografico, e delle immagini ecocardiografiche ('ETE), è soddisfatto della posizione del sistema di chiusura, esegue il suo rilascio definitivo svitando l'ombrellino dal catetere su cui era stato montato e che era stato usato per spingerlo in atrio sinistro. Il sistema " AMPLATZER Septal Occluder" è ora definitivamente impiantato nel cuore.

 





Il catetere, l'introduttore venoso e la sonda transesofagea (nel caso venga usata) vengono rimossi e la procedura è terminata.

La procedura dura generalmente 1-2 ore, ed è sicuramente molto meno invasiva di un intervento chirurgico a torace aperto. Il paziente viene generalmente dimesso il mattino successivo ma potrebbe anche essere dimesso la sera stessa dell'intervento se questo viene eseguito al mattino.

Cosa aspettarsi dopo la procedura
Se non ci sono complicazioni, la dimissione avviene il mattino successivo oppure la sera stessa dell'intervento se questo viene eseguito al mattino. Prima di lasciare l'ospedale viene eseguito un ecocardiogramma transtoracico (ETT) per verificare il persistente corretto posizionamento del sistema di chiusura.

Dal momento che la procedura di chiusura per via percutanea del DIA è meno invasiva di quella chirurgica a torace aperto, anche il recupero (periodo di convalescenza) è molto più facile. Il paziente viene dimesso con un cerotto adesivo a livello dell'inguine dove era stato introdotto il catetere. Qualche volta rimane un lieve fastidio in gola come conseguenza dell'eco transesofageo (ETE) nel caso questo venga eseguito.

Prima della dimissione vengono dati dei consigli sul tipo di attività che può essere svolta e sul farmaci da assumere (viene solitamente consigliata un terapia antiaggregante piastrinica (per sciogliere il sangue) associando aspirina (da 100 a 300 mg al giorno) e clopidogrel (Plavix o Iscover 1 cp da 75 mg al giorno) per almeno 6 mesi. Informare subito il medico se i farmaci consigliati determinano degli effetti indesiderati, ma non sospenderli assolutamente di propria iniziativa prima di aver avvertito il cardiologo, il quale potrà suggerire quale altro farmaco può essere assunto in alternativa.

Oltre alla terapia antiaggregante piastrinica è necessario assumere degli antibiotici prima di sottoporsi a particolari interventi (vedi prevenzione dell'endocardite batterica). La decisione di proseguire la terapia antiaggregante piastrinica oltre i 6 mesi è a discrezione del medico/cardiologo curante.

E' importante ritornare alle visite programmate di controllo per l'esecuzione di degli ecocardiogrammi di controllo, che vengono normalmente prescritti nel primo anno dopo l'impianto.

A cura del Dr. Remo Albiero
Responsabile Emodinamica
Istituto Clinico San Rocco - Ome (Brescia)
25050 Via dei sabbioni 24
telefono cellularre: 3351004210
email: remo.albiero@email.it